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ISCRIVITIIn questo volume Daniele Stasi offre un’analisi storica del nazionalismo polacco, in particolare nel periodo che va dagli inizi del Novecento al colpo di Stato del 1926, in ordine a due questioni fondamentali: l’incompatibilità del nazionalismo con il pluralismo parlamentare e lo sbocco sciovinista sul piano della politica interna e internazionale. Nel movimento nazionalista polacco si confrontano due correnti principali, con posizioni ideologiche differenti su temi quali l’eredità politica dell’Ottocento (in particolare del romanticismo e della tradizione irredentista), il coinvolgimento delle masse (e delle minoranze etniche) nella ricostruzione dell’identità nazionale, il confronto col socialismo e l’assetto istituzionale del nuovo Stato. Józef Pi?sudski, rappresentante del nazionalismo civico, svolgerà un ruolo politico di primaria importanza durante la Seconda Repubblica, mentre Roman Dmowski, figura di primo piano del nazionalismo etnico, autore di opere dal forte accento antisemita, sarà chiamato a ricoprire importanti incarichi diplomatici alla fine della Prima guerra mondiale e assumerà, per un lungo periodo, la guida del partito contrapposto a Pilsudski.
Daniele Stasi è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Foggia. Ha svolto attività di ricerca e di docenza in alcune università e istituti di ricerca europei (Istituto Max Planck di Francoforte sul Meno, Dublino, Aberdeen, Paisley-Glasgow, Presov, Lublino, Rzeszów). È stato Visiting Professor all’Università Luiss «Guido Carli» e all’Università di Varsavia. Tra i suoi lavori ricordiamo: «Thomas Hobbes. Teoria politica e modernità» (2007), «Le origini del nazionalismo in Polonia» (2018), «Liberalismo e idea di nazione in Pasquale Stanislao Mancini» (2019).