Nella cosiddetta «età globale» è in atto una discussione, via via più pressante negli studi letterari e non solo, sul confronto fra la dimensione nazionale e la dimensione transnazionale dei testi. Ci si chiede: il loro valore appartiene interamente all’eccellenza della lingua in cui scrive l’autore e dipende dai rapporti che egli intrattiene con i suoi conterranei, oppure anche dalle letture che ha fatto in altre lingue, dalle esperienze che ha avuto lontano da casa, dalla sua conoscenza, conscia e inconscia, di un sistema di scritture più vasto di quello nel quale si è distinto? C’è per la letteratura una prospettiva mondiale – la «Weltliteratur» di Goethe –, oltre alla prospettiva nazionale insegnata nelle scuole? E gli ultimi sviluppi della teoria e della critica letteraria prendono in considerazione tale problema? A queste domande rispondono alcuni fra i maggiori critici letterari e storici delle idee attivi in Italia, dal grande studioso Alberto Varvaro (alla cui ultima pubblicazione il volume intende rendere omaggio) a Enrico De Angelis, da Giulio Ferroni a Remo Ceserani, da Alberto Casadei a Gian Enrico Rusconi. Emergono così due «partiti» che si alternano e che sono alla fine avvicinati, se non conciliati, dall’intervento di Claudio Magris, che contribuisce con la personale prospettiva di una scrittura «di confine», fra Mitteleuropa e Italia.
Franco Marenco è professore emerito nell’Università di Torino e vicepresidente dell’Accademia delle Scienze della stessa città. Ha insegnato Lingua e letteratura italiana nelle università di Birmingham e Reading e Letteratura inglese a Perugia, Genova e Torino; in quest’ultima sede ha iniziato l’insegnamento delle Letterature comparate.