All’inizio del Novecento l’Europa comandava il mondo. Il suo impero coloniale era vastissimo e la popolazione cresceva a ritmo sostenuto. La guerra aveva cessato da tempo di decimare le giovani generazioni. Scoperte e innovazioni producevano il miglioramento delle condizioni di vita anche delle masse rimaste in povertà. La natura, che nei secoli aveva disseminato epidemie e carestie, sembrava sotto controllo. Ma nel volgere di trent’anni si succedono due catastrofi immani. La forza distruttiva delle decisioni e delle azioni determinate dalla politica sovrasta la potenza rovinosa degli eventi naturali. I due conflitti mondiali con decine di milioni di morti, le guerre civili, le carestie, le migrazioni forzate, la pulizia etnica e il genocidio sono il frutto avvelenato di azioni politiche e mietono vittime assai più numerose di quelle provocate dai microbi, dal clima o da altri eventi naturali.
Massimo Livi Bacci, professore emerito dell’Università di Firenze, è socio dell’Accademia dei Lincei. Tra i suoi libri con il Mulino: «Conquista. La distruzione degli indios americani» (2005), «Eldorado nel pantano» (2008), «Avanti giovani, alla Riscossa» (2008), «Amazzonia. L’impero dell’acqua» (2012), «Il pianeta stretto» (2015), «Storia minima della popolazione del mondo» (20165), «In cammino. Breve storia delle migrazioni» (20193) e «Per terre e per mari. Quindici migrazioni dall’antichità ai nostri giorni» (2022).