Copertina La giustizia digitale

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collana "Saggi"
pp. 264, Brossura, 978-88-15-29133-2
anno di pubblicazione 2021

A. GARAPON, JEAN LASSèGUE

La giustizia digitale

Determinismo tecnologico e libertà

Nell’ambito della giustizia, non diversamente che in altri settori, avanzano processi di digitalizzazione che promettono di eliminare errori, discrezionalità e incertezze propri della tradizionale decisione affidata ai giudici. Robotizzazione di alcune funzioni, risoluzione dei conflitti su piattaforme elettroniche, algoritmi ed estese possibilità di accesso: la digitalizzazione configura una rivoluzione non solo grafica ma anche antropologica, che rischia tuttavia di far scomparire dalle funzioni di giustizia il patrimonio simbolico che era parte del mondo giuridico. Con un’analisi che è al contempo giuridica e filosofica, il volume cerca di confrontarsi con questo immane cambiamento con occhi privi di pregiudizi, considerando possibili progressi e probabili regressioni della giustizia «predittiva» e degli algoritmi applicati a contratti e ad altri istituti.

Antoine Garapon è magistrato e segretario generale dell’Institut des Hautes Études sur la Justice. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo «Del giudicare. Saggio sul rituale giudiziario» (2006), «Chiudere i conti con la storia. Colonizzazione, schiavitù, shoah» (2009), «Lo stato minimo. Il neoliberalismo e la giustizia» (2012), tutti editi da Cortina. Con il Mulino ha pubblicato «Crimini che non si possono perdonare né punire. L’emergere di una giustizia internazionale» (2005). Jean Lassègue, filosofo ed epistemologo, è ricercatore al CNRS ed è stato direttore del LIAS-EHESS (Laboratoire Linguistique Anthropologique et Sociolinguistique).

Presentazione dell’edizione italiana, di Maria Rosaria Ferrarese
Introduzione
Parte prima: Che cos’è la giustizia digitale?
I. Una rivoluzione grafica
1. La rivoluzione digitale nella lunga storia della scrittura.
2. Una tecnologia dalle incalcolabili capacità.
2.1. La digitalizzazione.
2.2. La programmazione.
2.3. Stabilire correlazioni.
3. I due registri del software e dell’hardware.
4. Una scrittura muta, opaca e in continuo movimento.
4.1. La scrittura informatica non possiede tutte le proprietà del linguaggio.
4.2. Una scrittura muta e opaca.
4.3. Una scrittura che ha profondità.
5. Un altro modo di produrre significato.
5.1. Rischio di de-simbolizzazione nell’uso attrezzato della scrittura.
6. Una scissione fra scrittura e istituzione.
6.1. Funzione espressiva e funzione performativa in diritto.
6.2. La pretesa della scrittura digitale di fare a meno del simbolico.
II. L’ordine grafico
1. Crisi dello spazio e del tempo.
2. Hilbert: ridurre la matematica a elaborazione grafica.
3. Gödel e la codifica digitale.
4. Turing e la macchina calcolatrice.
5. La persistenza di una dimensione non scritta.
6. Turing, 1950: un risultato negativo relativo all’espansione del calcolabile.
7. L’ordine grafico, la geometria e il significato.
III. Un fatto sociale totale
1. Una promessa politica.
1.1. I dati: un bene pubblico paradossale.
1.2. Una rivoluzione non politica.
2. Una mutazione sociologica.
2.1. Un accesso più diretto alla giustizia.
2.2. Una democratizzazione del diritto.
2.3. Il monopolio della mediazione messo in discussione.
3. Una rivoluzione cognitiva.
3.1. La ridefinizione del diritto tramite una lettura computazionale ed economica.
3.2. I giuristi scoprono un nuovo diritto.
3.3. Un nuovo approccio: «diritto e matematica».
4. La prosecuzione della politica, del diritto e della società senza terzi.
IV. Un nuovo diritto naturale
1. Il digitale: nuova dimensione del mondo vissuto.
1.1. La necessità di un doppio lavoro.
1.2. Un disorganizzatore dello spazio e del tempo.
2. Una nuova credenza collettiva: la delega alle machine.
2.1. Un mondo preordinato dal calcolo?
2.2. Il prolungamento del corpo sotto forma di memoria esterna?
2.3. L’ineluttabile delega alle macchine?
2.4. Una tappa nell’auto-produzione della società?
3. Un nuovo referente astratto per le istituzioni giuridiche.
3.1. Una forma simbolica normativa.
3.2. Una norma di giudizio della giustizia.
3.3. Salvare il giudizio dalla propria umanità.
3.4. Una decisione più imparziale di quella degli uomini.
3.5. È possibile sostituire il simbolico con il calcolabile?
V. La «blockchain»: rivoluzione nella rivoluzione
1. La profonda competizione fra diritto e digitale.
2. Un impatto più diretto sul mondo fisico.
2.1. I contratti intelligenti.
2.2. Le «decentralized autonomous organisations ».
2.3. Dei criteri di legittimazione molto classici.
3. Una più profonda disintermediazione.
3.1. Dal potere decentrato al potere distribuito.
3.2. Una deistituzionalizzazione più profonda e più credibile.
3.3. A ognuno esattamente ciò che gli spetta.
4. Il rischio di radicalità della norma tecnica.
4.1. Le virtù della respirazione.
4.2. I meriti dell’incertezza.
4.3. Elogio del gioco.
4.4. L’estremismo della memoria.
Parte seconda: Ciò che la giustizia digitale fa all’idea di «giustizia»
VI. La quarta dimensione dell’udienza
1. Districare lo spazio e il tempo.
1.1. Strutturazione dell’udienza e «iterative process».
1.2. Il risultato di due calcoli.
2. Una disintermediazione della prova.
2.1. Il lavoro preliminare di verbalizzazione dei fatti.
2.2. Una prova che parla da sola.
2.3. Il tempo di conservazione delle prove.
2.4. La precisione della marcatura temporale.
3. Un impoverimento dell’esperienza del processo.
3.1. Discontinuità nella produzione di senso.
3.2. Discontinuità fra la presenza e il luogo dell’azione.
3.3. Discontinuità fra rituale e procedura.
3.4. Discontinuità fra comunicazione e informazione.
3.5. Discontinuità fra il gesto e la parola.
3.6. Discontinuità fra vedere, udire e percepire gli odori.
3.7. Discontinuità fra contesto e testo.
3.8. Discontinuità fra investimento e azione.
3.9. La dipendenza dallo strumento.
4. Le sfide della de-ritualizzazione.
4.1. La concatenazione tecnica e la deviazione tramite la forma simbolica del rituale.
VII. Giudici esanimi, non avete dunque un’anima?
1. Una mediazione sotto l’egida della «quarta parte ».
1.1. Una forma di giustizia sistemica.
2. Una giustizia totalmente online.
2.1. Dei giurati distribuiti.
2.2. Un ordine distribuito.
2.3. Il «gioco» della verità.
2.4. Il terzo interessato.
2.5. L’esecuzione automatica delle decisioni.
3. Al di là della democrazia?
3.1. Un’inversione dei princìpi democratici.
3.2. Il luogo vuoto della legge, il centro occupato dalla tecnica.
VIII. Una funzione predittiva?
1. Le operazioni della giustizia predittiva.
1.1. «Descrittura » e riscrittura del giudizio.
1.2. La correlazione.
1.3. «Quantitas non auctoritas facit legem».
1.4. Una costante correzione delle previsioni.
2. Le diverse tecniche predittive.
2.1. Il trattamento di informazioni dinamiche.
3. Domande epistemologiche.
3.1. Si può sostituire la causalità con la correlazione?
3.2. Qual è la dimensione sufficiente?
3.3. Il futuro può essere dedotto dal passato?
3.4. Si può ancora essere deterministi e predittivi allo stesso tempo?
4. Problemi che pone l’applicazione della previsione alle decisioni giudiziarie.
4.1. Differenza fra prescrizione e prevedibilità.
5. Rischi sistemici.
5.1. La rarefazione dei giudizi.
5.2. Un rafforzamento delle tendenze maggioritarie.
5.3. Un annullamento dell’esperienza.
5.4. Un rischio di performatività.
5.5. Una pietrificazione del tempo.
5.6. Un nuovo sapere giuridico.
5.7. Quando la conoscenza della norma si combina con il mercato.
IX. Quando la legge scompare…
1. Una norma personalizzata e la fine del carattere generale della legge.
1.1. Dalla regola generale all’ingiunzione personale.
1.2. La regola di diritto che diventa norma.
1.3. L’ingiunzione e la plasticità della norma.
2. Una sanzione personalizzata e la fine dell’uguaglianza davanti alla legge.
2.1. Previsione e comportamento.
2.2. La legge è il soggetto.
2.3. La giustizia «indiscutibile» dell’hacker?
3. L’inasprirsi delle disuguaglianze.
3.1. Dalla delega alla paura di essere relegati.
X. Giudizi influenzati
1. L’orizzontalizzazione del controllo.
1.1. La valutazione/ raccomandazione.
1.2. La votazione.
2. La pressione della moltitudine.
2.1. Cento colleghi in ogni giudizio.
2.2. Centoventitré clienti in uno.
2.3. Il settantacinque per cento dei casi e il mio.
2.4. La moltitudine e l’esclusione.
3. L’influenza e la convergenza dei giudizi.
3.1. L’influenza della rete.
3.2. L’irrigidimento dei comportamenti.
3.3. Il paradosso di von Foerster.
3.4. La nuova esteriorità rispetto alle relazioni interindividuali.
3.5. Una disfatta per la democrazia.
XI. Il grande aggiustamento
1. Digitalizzazione e qualificazione giuridica.
1.1. Un nuovo equivalente generale.
1.2. Digitalizzazione e qualificazione giuridica: due strade alternative per normare il reale.
1.3. Simbolico contro scienza.
1.4. Contitinuità della digitalizzazione, discontinuità della giuridicizzazione.
1.5. Non un linguaggio comune, ma delle corrispondenze attive.
2. Una legge sotto la dettatura del mondo.
2.1. Infittirsi dello spazio e intensificazione dell’esperienza del mondo.
2.2. Una trasformazione permanente.
3. La giustizia come «fairness», la giustizia come «fitness».
3.1. La correttezza dei rapporti sociali.
3.2. Delle regole di autocorrezione.
3.3. Un darwinismo giuridico.
XII. Il mito della delega alle macchine
1. Un insieme di concetti.
1.1. Il computer che diventa feticcio.
1.2. Un ideale di autonomia.
1.3. Un’internalizzazione del potere.
1.4. L’ultra-soluzione.
2. Il diritto che diventa sistema.
2.1. La situazione del mondo dopo il 1989.
2.2. Dall’ordinamento giuridico al diritto ridotto a sistema.
2.3. Il «legal design».
3. Non una sostituzione, ma una sovrapposizione.
3.1. Rimescolamento delle categorie del diritto.
3.2. L’eco digitale.
4. Una delega volontaria.
4.1. Un’alienazione da sé stessi?
5. Sistemizzazione e disintegrazione della giustizia.
5.1. L’illusione di un sistema regolato dai suoi attori.
5.2. Il ritorno di una violenza giustiziera.
5.3. Il ritorno del simbolico represso.
Conclusioni. Migliorare la capacità degli uomini di produrre una giustizia umana
1. L’infinita ed egemonica estensione dell’ambito del calcolabile.
2. Il limite interno del calcolo e la necessità di combinare diverse forme simboliche.
3. Delega alle macchine/relegazione sociale: la prova tramite il conflitto.
4. La necessità di uno spazio politico di riflessività.
4.1. La creazione di uno spazio concreto di riflessività che reintroduce la dimensione del sensibile.
4.2. Una mediazione che semplifica in funzione di un’idealità.
4.3. Uno spazio politico semichiuso per reintegrare la volontà dei cittadini.
4.4. Il mutuo riconoscimento come premessa e finalità della giustizia.
5. Le acquisizioni digitali integrate nella giustizia.
5.1. Un innalzamento del livello di coscienza degli attori del processo.
5.2. La giustizia è una questione umana.
Ringraziamenti

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