Nell’ambito della giustizia, non diversamente che in altri settori, avanzano processi di digitalizzazione che promettono di eliminare errori, discrezionalità e incertezze propri della tradizionale decisione affidata ai giudici. Robotizzazione di alcune funzioni, risoluzione dei conflitti su piattaforme elettroniche, algoritmi ed estese possibilità di accesso: la digitalizzazione configura una rivoluzione non solo grafica ma anche antropologica, che rischia tuttavia di far scomparire dalle funzioni di giustizia il patrimonio simbolico che era parte del mondo giuridico. Con un’analisi che è al contempo giuridica e filosofica, il volume cerca di confrontarsi con questo immane cambiamento con occhi privi di pregiudizi, considerando possibili progressi e probabili regressioni della giustizia «predittiva» e degli algoritmi applicati a contratti e ad altri istituti.
Antoine Garapon è magistrato e segretario generale dell’Institut des Hautes Études sur la Justice. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo «Del giudicare. Saggio sul rituale giudiziario» (2006), «Chiudere i conti con la storia. Colonizzazione, schiavitù, shoah» (2009), «Lo stato minimo. Il neoliberalismo e la giustizia» (2012), tutti editi da Cortina. Con il Mulino ha pubblicato «Crimini che non si possono perdonare né punire. L’emergere di una giustizia internazionale» (2005). Jean Lassègue, filosofo ed epistemologo, è ricercatore al CNRS ed è stato direttore del LIAS-EHESS (Laboratoire Linguistique Anthropologique et Sociolinguistique).
- Presentazione dell’edizione italiana, di Maria Rosaria
Ferrarese
- Introduzione
- Parte prima: Che cos’è la giustizia digitale?
- I. Una rivoluzione grafica
- 1. La rivoluzione digitale nella lunga storia della
scrittura.
- 2. Una tecnologia dalle incalcolabili capacità.
- 2.1. La digitalizzazione.
- 2.2. La programmazione.
- 2.3. Stabilire correlazioni.
- 3. I due registri del
software e dell’hardware.
- 4. Una scrittura muta, opaca
e in continuo movimento.
- 4.1. La scrittura informatica
non possiede tutte le proprietà del linguaggio.
- 4.2. Una
scrittura muta e opaca.
- 4.3. Una scrittura che ha
profondità.
- 5. Un altro modo di produrre significato.
- 5.1. Rischio di de-simbolizzazione nell’uso attrezzato
della scrittura.
- 6. Una scissione fra scrittura e istituzione.
- 6.1. Funzione espressiva e funzione performativa
in diritto.
- 6.2. La pretesa della scrittura digitale di fare
a meno del simbolico.
- II. L’ordine grafico
- 1. Crisi dello spazio e del tempo.
- 2. Hilbert: ridurre la
matematica a elaborazione grafica.
- 3. Gödel e la codifica
digitale.
- 4. Turing e la macchina calcolatrice.
- 5. La
persistenza di una dimensione non scritta.
- 6. Turing,
1950: un risultato negativo relativo all’espansione del calcolabile.
- 7. L’ordine grafico, la geometria e il significato.
- III. Un fatto sociale totale
- 1. Una promessa politica.
- 1.1. I dati: un bene pubblico
paradossale.
- 1.2. Una rivoluzione non politica.
- 2. Una
mutazione sociologica.
- 2.1. Un accesso più diretto alla
giustizia.
- 2.2. Una democratizzazione del diritto.
- 2.3. Il
monopolio della mediazione messo in discussione.
- 3. Una
rivoluzione cognitiva.
- 3.1. La ridefinizione del diritto
tramite una lettura computazionale ed economica.
- 3.2. I
giuristi scoprono un nuovo diritto.
- 3.3. Un nuovo
approccio: «diritto e matematica».
- 4. La prosecuzione
della politica, del diritto e della società senza terzi.
- IV. Un nuovo diritto naturale
- 1. Il digitale: nuova dimensione del mondo vissuto.
- 1.1. La necessità di un doppio lavoro.
- 1.2. Un
disorganizzatore dello spazio e del tempo.
- 2. Una nuova
credenza collettiva: la delega alle machine.
- 2.1. Un
mondo preordinato dal calcolo?
- 2.2. Il prolungamento
del corpo sotto forma di memoria esterna?
- 2.3. L’ineluttabile
delega alle macchine?
- 2.4. Una tappa
nell’auto-produzione della società?
- 3. Un nuovo referente
astratto per le istituzioni giuridiche.
- 3.1. Una
forma simbolica normativa.
- 3.2. Una norma di giudizio
della giustizia.
- 3.3. Salvare il giudizio dalla propria
umanità.
- 3.4. Una decisione più imparziale di quella
degli uomini.
- 3.5. È possibile sostituire il simbolico
con il calcolabile?
- V. La «blockchain»: rivoluzione nella rivoluzione
- 1. La profonda competizione fra diritto e digitale.
- 2. Un
impatto più diretto sul mondo fisico.
- 2.1. I contratti
intelligenti.
- 2.2. Le «decentralized autonomous organisations
».
- 2.3. Dei criteri di legittimazione molto classici.
- 3. Una più profonda disintermediazione.
- 3.1. Dal
potere decentrato al potere distribuito.
- 3.2. Una deistituzionalizzazione
più profonda e più credibile.
- 3.3. A
ognuno esattamente ciò che gli spetta.
- 4. Il rischio
di radicalità della norma tecnica.
- 4.1. Le virtù della
respirazione.
- 4.2. I meriti dell’incertezza.
- 4.3. Elogio
del gioco.
- 4.4. L’estremismo della memoria.
- Parte seconda: Ciò che la giustizia digitale fa
all’idea di «giustizia»
- VI. La quarta dimensione dell’udienza
- 1. Districare lo spazio e il tempo.
- 1.1. Strutturazione
dell’udienza e «iterative process».
- 1.2. Il risultato
di due calcoli.
- 2. Una disintermediazione della prova.
- 2.1. Il lavoro preliminare di verbalizzazione dei
fatti.
- 2.2. Una prova che parla da sola.
- 2.3. Il tempo
di conservazione delle prove.
- 2.4. La precisione
della marcatura temporale.
- 3. Un impoverimento
dell’esperienza del processo.
- 3.1. Discontinuità
nella produzione di senso.
- 3.2. Discontinuità fra la
presenza e il luogo dell’azione.
- 3.3. Discontinuità
fra rituale e procedura.
- 3.4. Discontinuità fra comunicazione
e informazione.
- 3.5. Discontinuità fra
il gesto e la parola.
- 3.6. Discontinuità fra vedere,
udire e percepire gli odori.
- 3.7. Discontinuità fra
contesto e testo.
- 3.8. Discontinuità fra investimento
e azione.
- 3.9. La dipendenza dallo strumento.
- 4. Le
sfide della de-ritualizzazione.
- 4.1. La concatenazione
tecnica e la deviazione tramite la forma simbolica
del rituale.
- VII. Giudici esanimi, non avete dunque un’anima?
- 1. Una mediazione sotto l’egida della «quarta parte
».
- 1.1. Una forma di giustizia sistemica.
- 2. Una
giustizia totalmente online.
- 2.1. Dei giurati distribuiti.
- 2.2. Un ordine distribuito.
- 2.3. Il «gioco»
della verità.
- 2.4. Il terzo interessato.
- 2.5. L’esecuzione
automatica delle decisioni.
- 3. Al di là
della democrazia?
- 3.1. Un’inversione dei princìpi
democratici.
- 3.2. Il luogo vuoto della legge, il centro
occupato dalla tecnica.
- VIII. Una funzione predittiva?
- 1. Le operazioni della giustizia predittiva.
- 1.1. «Descrittura
» e riscrittura del giudizio.
- 1.2. La correlazione.
- 1.3. «Quantitas non auctoritas facit
legem».
- 1.4. Una costante correzione delle previsioni.
- 2. Le diverse tecniche predittive.
- 2.1. Il
trattamento di informazioni dinamiche.
- 3. Domande epistemologiche.
- 3.1. Si può sostituire la causalità
con la correlazione?
- 3.2. Qual è la dimensione sufficiente?
- 3.3. Il futuro può essere dedotto dal passato?
- 3.4. Si può ancora essere deterministi e predittivi
allo stesso tempo?
- 4. Problemi che pone l’applicazione
della previsione alle decisioni giudiziarie.
- 4.1. Differenza
fra prescrizione e prevedibilità.
- 5. Rischi
sistemici.
- 5.1. La rarefazione dei giudizi.
- 5.2. Un
rafforzamento delle tendenze maggioritarie.
- 5.3. Un
annullamento dell’esperienza.
- 5.4. Un rischio di performatività.
- 5.5. Una pietrificazione del tempo.
- 5.6. Un
nuovo sapere giuridico.
- 5.7. Quando la conoscenza
della norma si combina con il mercato.
- IX. Quando la legge scompare…
- 1. Una norma personalizzata e la fine del carattere
generale della legge.
- 1.1. Dalla regola generale all’ingiunzione
personale.
- 1.2. La regola di diritto che
diventa norma.
- 1.3. L’ingiunzione e la plasticità della
norma.
- 2. Una sanzione personalizzata e la fine dell’uguaglianza
davanti alla legge.
- 2.1. Previsione e comportamento.
- 2.2. La legge è il soggetto.
- 2.3. La giustizia
«indiscutibile» dell’hacker?
- 3. L’inasprirsi delle disuguaglianze.
- 3.1. Dalla delega alla paura di essere relegati.
- X. Giudizi influenzati
- 1. L’orizzontalizzazione del controllo.
- 1.1. La valutazione/
raccomandazione.
- 1.2. La votazione.
- 2. La
pressione della moltitudine.
- 2.1. Cento colleghi in ogni
giudizio.
- 2.2. Centoventitré clienti in uno.
- 2.3. Il
settantacinque per cento dei casi e il mio.
- 2.4. La moltitudine
e l’esclusione.
- 3. L’influenza e la convergenza
dei giudizi.
- 3.1. L’influenza della rete.
- 3.2. L’irrigidimento
dei comportamenti.
- 3.3. Il paradosso di von
Foerster.
- 3.4. La nuova esteriorità rispetto alle relazioni
interindividuali.
- 3.5. Una disfatta per la democrazia.
- XI. Il grande aggiustamento
- 1. Digitalizzazione e qualificazione giuridica.
- 1.1. Un
nuovo equivalente generale.
- 1.2. Digitalizzazione e qualificazione
giuridica: due strade alternative per normare
il reale.
- 1.3. Simbolico contro scienza.
- 1.4. Contitinuità della digitalizzazione, discontinuità della giuridicizzazione.
- 1.5. Non un linguaggio comune, ma
delle corrispondenze attive.
- 2. Una legge sotto la
dettatura del mondo.
- 2.1. Infittirsi dello spazio e
intensificazione dell’esperienza del mondo.
- 2.2. Una
trasformazione permanente.
- 3. La giustizia come
«fairness», la giustizia come «fitness».
- 3.1. La correttezza
dei rapporti sociali.
- 3.2. Delle regole di autocorrezione.
- 3.3. Un darwinismo giuridico.
- XII. Il mito della delega alle macchine
- 1. Un insieme di concetti.
- 1.1. Il computer che diventa
feticcio.
- 1.2. Un ideale di autonomia.
- 1.3. Un’internalizzazione
del potere.
- 1.4. L’ultra-soluzione.
- 2. Il diritto
che diventa sistema.
- 2.1. La situazione del mondo
dopo il 1989.
- 2.2. Dall’ordinamento giuridico al diritto
ridotto a sistema.
- 2.3. Il «legal design».
- 3. Non una
sostituzione, ma una sovrapposizione.
- 3.1. Rimescolamento
delle categorie del diritto.
- 3.2. L’eco digitale.
- 4. Una delega volontaria.
- 4.1. Un’alienazione da
sé stessi?
- 5. Sistemizzazione e disintegrazione della
giustizia.
- 5.1. L’illusione di un sistema regolato dai
suoi attori.
- 5.2. Il ritorno di una violenza giustiziera.
- 5.3. Il ritorno del simbolico represso.
- Conclusioni. Migliorare la capacità degli uomini di
produrre una giustizia umana
- 1. L’infinita ed egemonica estensione dell’ambito del
calcolabile.
- 2. Il limite interno del calcolo e la necessità
di combinare diverse forme simboliche.
- 3. Delega
alle macchine/relegazione sociale: la prova tramite il
conflitto.
- 4. La necessità di uno spazio politico di
riflessività.
- 4.1. La creazione di uno spazio concreto
di riflessività che reintroduce la dimensione del sensibile.
- 4.2. Una mediazione che semplifica in funzione
di un’idealità.
- 4.3. Uno spazio politico semichiuso per
reintegrare la volontà dei cittadini.
- 4.4. Il mutuo riconoscimento
come premessa e finalità della giustizia.
- 5. Le
acquisizioni digitali integrate nella giustizia.
- 5.1. Un
innalzamento del livello di coscienza degli attori del
processo.
- 5.2. La giustizia è una questione umana.
- Ringraziamenti