Copertina Roma capitale malamata

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collana "Intersezioni"
pp. 288, Brossura, 978-88-15-27909-5
anno di pubblicazione 2018

VITTORIO EMILIANI

Roma capitale malamata

Non c’è altra città «capitale» quanto Roma: enorme centro di potere nell’antichità e poi con la Chiesa universale. Eppure è con una maggioranza mediocre che il Parlamento dell’Italia unita il 23 dicembre 1870 vota il trasferimento della capitale da Firenze, secondo una volontà che era stata di Cavour, oltre che di Garibaldi e Mazzini. Capitale «inevitabile», ma fra invidie taglienti. Una immagine sempre contrastata: matrona e ladrona, civilizzatrice e corruttrice. Scelte urbanistiche errate e speculazioni voraci, anche vaticane, ne intasano il centro, segregano l’immigrazione tumultuosa. Capitale incompresa dagli intellettuali, difesa dal solo Gabriele D’Annunzio, più tardi da Antonio Cederna. «Un suk» per Goffredo Parise, «la morte» per Mario Soldati. Questa è la cronaca viva e sofferta di due secoli in cui Roma è cresciuta di 15 volte. Ingovernabile senza strumenti speciali.

Corrado Augias parla del libro nella sua rubrica "Racconti"

Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore, con il Mulino ha pubblicato «Il furore e il silenzio. Vite di Gioachino Rossini» (nuova ed. 2018) e «Il fabbro di Predappio. Vita di Alessandro Mussolini» (2010). Fra i suoi libri più recenti: «Cinquantottini. L’Unione goliardica italiana e la nascita di una classe dirigente» (Marsilio, 2016) e «Lo sfascio del belpaese. Beni culturali e paesaggio da Berlusconi a Renzi» (Solfanelli, 2017).

Introduzione
I. Dalla repubblica «francese» a quella tricolore del 1849
1. Il testamento di Cavour e la capitale «inevitabile»
2. Il governo giacobino intacca la Roma bigotta
3. Tante feste e banchetti per Pio IX. Poi, grandissima delusione
4. Tutta l’Italia patriottica accorre a Roma nel 1849
5. Quanto entusiasmo a teatro per quel Verdi mazziniano
II. Da Firenze a fatica arriva infine la capitale
1. C’è chi pensa alla rivoluzione e chi invece ai grassi profitti
2. Pio IX diventa «infallibile» e si difende con le scomuniche
3. I papalini dovevano arrendersi. Ma Kanzler spara, cadono altri giovani
4. Alle prime elezioni, ultimi i candidati progressisti
5. Striminzito «sì» alla capitale e Quirinale senza mobilia
III. La Terza Roma pianificata sopra o dentro quella antica
1. Greggi e pastori in città. Pianciani la modernizza
2. La nudità femminile allarma. Tardano le società sportive
3. Dentro le Mura Aureliane splendide ville e magici giardini
4. Per il Vaticano i patrizi romani spogliati da laici e massoni
5. Sulla «febbre» edilizia ricorrente soffia un vento di barbarie
6. Alle aste dei beni della Chiesa file di fidati prestanome
7. La tragedia urbanistica di Roma. La City politica in pieno centro
8. Affoga nel cemento la mirabile Villa Ludovisi. Proteste dall’estero
IV. Nella frenesia immobiliare Vaticano e nobiltà nera
1. Finalmente la prima legge speciale per la capitale. Fra acute gelosie
2. Nello scandalo Tanlongo le tante fragilità della capitale
3. Crispi: «Stiamo tuttora a Roma come in una locanda»
4. Dopo la prima legge per Roma bisogna passare ai fatti
5. Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Sfregio permanente per i Gesuiti
6. Si comincia a parlare di un certo Ernesto Nathan
V. La Roma moderna e laica del Blocco del popolo
1. Si affermano a Roma le prime società sportive laiche e femminili
2. Fuori i clerico-moderati. Roma è il laboratorio del Novecento
3. Programma per la capitale costruito da riformisti di Roma e del Nord
4. Guardiamo oltre la «breccia» a una grande metropoli moderna
5. Nasce l’ossatura urbana moderna e l’Agro non è più «er deserto»
6. Roma diventa la città dei tram e dell’urbanistica avanzata
VI. Con Mussolini urbanista tutto si accentra a Roma
1. Nathan perde per pochi voti. Torna il blocco clerico-moderato
2. Mussolini sfrutta e svilisce Roma a scenario imperiale del regime
3. Il duce contro l’urbanesimo. Ma la capitale continua a crescere
4. Roma si fa accentrata e gerarchica. Ricchi in centro, fuori poveri e sovversivi
5. Piazza Venezia diventa ingestibile. Le periferie, un dramma sociale
6. Il duce «raddrizza» persino il Tevere e sfonda la Passeggiata Archeologica
VII. Il popolo lascia i rioni storici. Roma dilaga a macchia d’olio
1. Saltano i conti sulla popolazione. Un enorme flutto umano investe la città
2. Roma paga a caro prezzo il fascismo. Adesso è una città come le altre
3. Torna più che mai d’attualità, Opera pia, Opera piglia
4. La speculazione impazza, si tenta di sventrare il Babuino, tanti «No»
5. Antonio Cederna all’attacco dei «vandali in casa»
6. Pio XII ha puntato sulla destra. Stenta quindi il centrosinistra
VIII. Una capitale incompresa da tanti intellettuali
1. Il libro Contro Roma delude. Il convegno sui «mali di Roma», no
2. Divorzio e aborto vincono in borgata, ma non è una svolta politica
IX. Gli anni di Argan e Petroselli. Borgate risanate e cultura
1. Malgrado i due terrorismi Roma reagisce, vive, migliora
2. Petroselli «tira» il rinnovamento. Ma dentro al Pci c’è chi frena
X. Il «miracolo laico» del Parco della Musica
1. La Dc in Campidoglio delude. Si riapre il caso Auditorium
2. Rutelli e Tocci promuovono una nuova «cura del ferro»
3. I poteri forti sono sempre dei proprietari/ costruttori
4. La frattura fra centro e periferie fa vincere la destra populista
5. Le Giunte Marino e poi Raggi. Incerte, fragili, inadeguate
XI. E Roma aspetta sempre un suo regime «speciale»
1. I vecchi poteri vaticani e quelli nuovi sempre attesi
Indice dei nomi

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