Non c’è altra città «capitale» quanto Roma: enorme centro di potere nell’antichità e poi con la Chiesa universale. Eppure è con una maggioranza mediocre che il Parlamento dell’Italia unita il 23 dicembre 1870 vota il trasferimento della capitale da Firenze, secondo una volontà che era stata di Cavour, oltre che di Garibaldi e Mazzini. Capitale «inevitabile», ma fra invidie taglienti. Una immagine sempre contrastata: matrona e ladrona, civilizzatrice e corruttrice. Scelte urbanistiche errate e speculazioni voraci, anche vaticane, ne intasano il centro, segregano l’immigrazione tumultuosa. Capitale incompresa dagli intellettuali, difesa dal solo Gabriele D’Annunzio, più tardi da Antonio Cederna. «Un suk» per Goffredo Parise, «la morte» per Mario Soldati. Questa è la cronaca viva e sofferta di due secoli in cui Roma è cresciuta di 15 volte. Ingovernabile senza strumenti speciali.
Corrado Augias parla del libro nella sua rubrica "Racconti"
Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore, con il Mulino ha pubblicato «Il furore e il silenzio. Vite di Gioachino Rossini» (nuova ed. 2018) e «Il fabbro di Predappio. Vita di Alessandro Mussolini» (2010). Fra i suoi libri più recenti: «Cinquantottini. L’Unione goliardica italiana e la nascita di una classe dirigente» (Marsilio, 2016) e «Lo sfascio del belpaese. Beni culturali e paesaggio da Berlusconi a Renzi» (Solfanelli, 2017).
- Introduzione
- I. Dalla repubblica «francese» a quella
tricolore del 1849
- 1. Il testamento di Cavour e la capitale
«inevitabile»
- 2. Il governo giacobino intacca la Roma
bigotta
- 3. Tante feste e banchetti per Pio IX. Poi,
grandissima delusione
- 4. Tutta l’Italia patriottica accorre a Roma
nel 1849
- 5. Quanto entusiasmo a teatro per quel
Verdi mazziniano
- II. Da Firenze a fatica arriva infine la capitale
- 1. C’è chi pensa alla rivoluzione e chi invece
ai grassi profitti
- 2. Pio IX diventa «infallibile» e si difende
con le scomuniche
- 3. I papalini dovevano arrendersi. Ma
Kanzler spara, cadono altri giovani
- 4. Alle prime elezioni, ultimi i candidati
progressisti
- 5. Striminzito «sì» alla capitale e Quirinale
senza mobilia
- III. La Terza Roma pianificata sopra o dentro
quella antica
- 1. Greggi e pastori in città. Pianciani la
modernizza
- 2. La nudità femminile allarma. Tardano le
società sportive
- 3. Dentro le Mura Aureliane splendide ville
e magici giardini
- 4. Per il Vaticano i patrizi romani spogliati
da laici e massoni
- 5. Sulla «febbre» edilizia ricorrente soffia
un vento di barbarie
- 6. Alle aste dei beni della Chiesa file di
fidati prestanome
- 7. La tragedia urbanistica di Roma. La City
politica in pieno centro
- 8. Affoga nel cemento la mirabile Villa
Ludovisi. Proteste dall’estero
- IV. Nella frenesia immobiliare Vaticano e
nobiltà nera
- 1. Finalmente la prima legge speciale per
la capitale. Fra acute gelosie
- 2. Nello scandalo Tanlongo le tante fragilità
della capitale
- 3. Crispi: «Stiamo tuttora a Roma come in
una locanda»
- 4. Dopo la prima legge per Roma bisogna
passare ai fatti
- 5. Giordano Bruno a Campo de’ Fiori.
Sfregio permanente per i Gesuiti
- 6. Si comincia a parlare di un certo Ernesto
Nathan
- V. La Roma moderna e laica del Blocco del
popolo
- 1. Si affermano a Roma le prime società
sportive laiche e femminili
- 2. Fuori i clerico-moderati. Roma è il laboratorio
del Novecento
- 3. Programma per la capitale costruito da
riformisti di Roma e del Nord
- 4. Guardiamo oltre la «breccia» a una
grande metropoli moderna
- 5. Nasce l’ossatura urbana moderna e l’Agro
non è più «er deserto»
- 6. Roma diventa la città dei tram e dell’urbanistica
avanzata
- VI. Con Mussolini urbanista tutto si accentra
a Roma
- 1. Nathan perde per pochi voti. Torna il
blocco clerico-moderato
- 2. Mussolini sfrutta e svilisce Roma a scenario
imperiale del regime
- 3. Il duce contro l’urbanesimo. Ma la capitale
continua a crescere
- 4. Roma si fa accentrata e gerarchica. Ricchi
in centro, fuori poveri e sovversivi
- 5. Piazza Venezia diventa ingestibile. Le
periferie, un dramma sociale
- 6. Il duce «raddrizza» persino il Tevere e
sfonda la Passeggiata Archeologica
- VII. Il popolo lascia i rioni storici. Roma
dilaga a macchia d’olio
- 1. Saltano i conti sulla popolazione. Un
enorme flutto umano investe la città
- 2. Roma paga a caro prezzo il fascismo.
Adesso è una città come le altre
- 3. Torna più che mai d’attualità, Opera pia,
Opera piglia
- 4. La speculazione impazza, si tenta di
sventrare il Babuino, tanti «No»
- 5. Antonio Cederna all’attacco dei «vandali
in casa»
- 6. Pio XII ha puntato sulla destra. Stenta
quindi il centrosinistra
- VIII. Una capitale incompresa da tanti intellettuali
- 1. Il libro Contro Roma delude. Il convegno
sui «mali di Roma», no
- 2. Divorzio e aborto vincono in borgata,
ma non è una svolta politica
- IX. Gli anni di Argan e Petroselli. Borgate
risanate e cultura
- 1. Malgrado i due terrorismi Roma reagisce,
vive, migliora
- 2. Petroselli «tira» il rinnovamento. Ma
dentro al Pci c’è chi frena
- X. Il «miracolo laico» del Parco della Musica
- 1. La Dc in Campidoglio delude. Si riapre
il caso Auditorium
- 2. Rutelli e Tocci promuovono una nuova
«cura del ferro»
- 3. I poteri forti sono sempre dei proprietari/
costruttori
- 4. La frattura fra centro e periferie fa vincere
la destra populista
- 5. Le Giunte Marino e poi Raggi. Incerte,
fragili, inadeguate
- XI. E Roma aspetta sempre un suo regime
«speciale»
- 1. I vecchi poteri vaticani e quelli nuovi
sempre attesi
- Indice dei nomi
Anteprima del testo delle prime cinque pagine a stampa del primo capitolo.
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