Emblematica della furia censoria nazista, la mostra sull’«Arte degenerata» del 1937 presenta gli artisti d’avanguardia come un residuo sociale perverso e irrecuperabile. In quel clima carico di minacce, un’intera leva di artisti si trovò a dover fuggire dall’Europa e a cercare riparo negli Stati Uniti. Per loro quel grande paese fu prima di tutto l’approdo alla salvezza, poi la possibilità di un nuovo inizio, senza nostalgie né rimpianti. Smentendo una rappresentazione dell’esilio come perdita, il libro mostra come per molti di quei transfughi - da Mondrian a Kandinsky, da Moholy-Nagy a Max Ernst - l’esperienza americana coincise con una stagione ricca di creatività, portatrice di straordinari innesti artistici.
Maria Passaro insegna Storia dell’arte contemporanea nell’Università degli Studi di Salerno. Ha curato le edizioni italiane dei carteggi di Alexej von Jawlensky, Franz Marc, August Macke, Josef Albers, Wassily Kandinsky; tra i suoi ultimi libri: «Pittura e poesia. Franz Marc e Else Lasker Schüler» (2000), «Espressionismo in USA. Collezioni private e musei, 1912-1950» (2002), pubblicati da Città del Sole, nonché «L’arte espressionista. Teoria e storia» (Einaudi, 2009).