La poesia dice di più con meno parole.
Anche la matematica.
L’umanità ha sempre narrato il proprio destino, fin dai primi miti cosmologici. È il racconto che dà un senso agli eventi, che sarebbero, senza di esso, solo materiali inerti. Lo stesso vale per la matematica, che può parlare solo se il suo senso è narrato in una storia. Nei «programmi» di grandi matematici - Hilbert, Klein o Langlands - i concetti sono i protagonisti di una fiaba che combina nuove idee in moduli ricorrenti, quelle tecniche del ragionamento che sono nate dalla retorica e dalla poesia greca. Ogni dimostrazione diviene allora la storia di un viaggio in un paese sconosciuto, alla ricerca di nuove strade di collegamento: brevi, lunghe o accidentate che siano, i matematici preferiscono sempre quelle che salgono sulle vette e mostrano ampi paesaggi.
Gabriele Lolli ha insegnato per molti anni Logica matematica all’Università di Torino, quindi è stato professore di Filosofia della matematica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra i suoi libri: «Discorso sulla matematica» (Bollati Boringhieri, 2011), «Nascita di un’idea matematica» (Edizioni della Normale, 2013), «Tavoli, sedie e boccali di birra» (Cortina, 2016); per il Mulino ha fra l’altro pubblicato «Sotto il segno di Gödel» (2007) e «Ambiguità» (2017).