«Gli ultimi due secoli hanno visto uno straordinario progresso nelle condizioni materiali dell’umanità e nelle conoscenze tecniche e scientifiche. Senza precedenti. Più ricchi e più colti, quindi, più liberi. Più numerosi e longevi. Ma anche più felici?»
C’è una relazione fra sviluppo economico e felicità? Nella storia umana, dalla comparsa dei primi ominidi fino ai nostri giorni, si succedono tre grandi rivoluzioni, economiche e culturali al tempo stesso, che cambiano il nostro modo di produrre, di pensare, di vivere. E anche la visione della felicità. Dopo la rivoluzione cognitiva, con cui nasce il pensiero simbolico e che proietta le tribù di cacciatori e raccoglitori alla conquista del mondo, la rivoluzione agricola vede la felicità collocarsi oltre i desideri e la vita terrena; con la rivoluzione industriale essa appare possibile, qui e ora, come risultato delle politiche e delle azioni umane. Oggi nel «villaggio globale» si confrontano due idee della felicità: una fondata sul piacere, l’altra etica. Sembrano contrapposte, ma non sono inconciliabili e forse una sintesi è possibile.
Emanuele Felice insegna Economia nell’Università D’Annunzio di Pescara. Con il Mulino ha pubblicato anche «Divari regionali e intervento pubblico. Per una rilettura dello sviluppo in Italia» (2007), «Perché il Sud è rimasto indietro» (nuova ed. 2016) e «Ascesa e declino. Storia economica d’Italia» (2015).