Da dove viene? E soprattutto dove va? È giunto fin lì, agli estremi confini del mondo, per poter guardare oltre: fermo e ben saldo sulla roccia, il viandante romantico di Friedrich sembra essere consapevole che l’infinito è più grande di lui, ma proprio da questa smisurata grandezza, da questa espansione soverchiante è tentato. Irraggiungibile, l’infinito è però anche irrappresentabile. Perché allora non cessa di incuriosire e tormentare pittori, filosofi, matematici e letterati, e in generale tutti i comuni mortali?
Sergio Givone è professore emerito di Estetica nell’Università di Firenze. Tra i suoi libri recenti: «Metafisica della peste» (Einaudi, 2012) e «Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito» (Olschki, 2016). È autore anche di tre romanzi, tutti pubblicati con Einaudi: «Favola delle cose ultime» (1998), «Nel nome di un dio barbaro» (2002) e «Non c’è più tempo» (2008).