Copertina Quando l'orologio si ferma...

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collana "Tracce. Collana del Fondo Librario Roberto Tassi - Università degli Studi di Parma"
pp. 150, Brossura, 978-88-15-27093-1
anno di pubblicazione 2017

EMILIO TADINI

Quando l'orologio si ferma...

Scritti 1958-1970

Io credo che un critico dovrebbe prima di tutto leggere un libro, e poi parlarne, e poi – se ci riesce, se ha gli strumenti e le nozioni per farlo – cercare di stabilire quali siano i rapporti tra quel libro e altri libri, e soprattutto quali siano i rapporti tra quel libro e il complesso di una cultura e quanto succede nel mondo. Io credo che un critico non dovrebbe dedicarsi con troppo entusiasmo a cercare di stabilire quale sia il modo migliore, o più attuale, di scrivere un libro. Dovrebbe dire piuttosto – e non è certo poco, se ci riesce – che un certo libro racconta nel modo migliore, e in modo nuovo e veramente attuale, una certa realtà o una parte di essa. (Ma anche in questo caso credo proprio che sia molto difficile ricavarne una regola e proporla a quelli che stanno scrivendo o scriveranno).

Emilio Tadini (Milano 1927-2002) è stato intellettuale, pittore e scrittore. Dopo l’esordio poetico nel 1947 con la pubblicazione del poemetto La passione secondo San Matteo sul «Politecnico» di Vittorini, si dedica prevalentemente all’attività di critico d’arte e letteratura. Il fermento artistico di Brera lo spinge a divaricare ulteriormente la sua produzione: il primo romanzo, Le armi l’amore (1963), è espressione di una scrittura sperimentale alternativa a quella del neonato Gruppo 63; il ciclo di tele Vita di Voltaire (1967-1968) presenta invece un’originale rielaborazione della contemporanea pop art inglese. Durante gli anni Settanta Tadini dà una svolta «archeologica» alla sua pittura, integrando figurazione e citazione verbale in cicli come Museo dell’uomo (1974-1975) o L’occhio della pittura (1978), che dà il titolo anche al suo unico volume critico (1995). Negli anni Ottanta ritorna al romanzo, inaugurando la cosiddetta «trilogia del giornalista miope» (L’Opera, 1980; La lunga notte, 1987; La tempesta, 1993). Gli ultimi cicli pittorici (Profughi, 1986-1990; Città, 1996-1997) e il romanzo Eccetera (2002) offrono differenti declinazioni di una comune poetica, che trova espressione nei saggi La distanza (1998) e La fiaba della pittura (2002).

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