L’atto del giudicare nelle aule di giustizia è sempre stato considerato un esercizio di assoluta razionalità: in tale ambito non ci dovrebbe essere posto né per le emozioni, né per procedure intuitive, né per i pregiudizi. Ma le scienze cognitive e le neuroscienze hanno dimostrato che le emozioni sono componenti ineliminabili e determinanti delle decisioni e che possono significativamente influenzare anche soggetti esperti come gli operatori di giustizia. Il libro chiarisce come anche i giudici ‒ al pari di tutti gli umani ‒ possano incorrere in errori sistematici del ragionamento, nelle trappole cognitive, nelle distorsioni generate dall'intuizione e nella ingiustificata fiducia nelle proprie conoscenze ed abilità. Le insidie cognitive ed emotive per chi deve giudicare sono disseminate lungo tutto il percorso del processo, a partire dalla formazione della prova fino alla decisione finale.
Antonio Forza, avvocato cassazionista, studioso di dinamiche psicologiche nel processo penale, insegna nel Master in Psicopatologia e Neuropsicologia Forense presso l’Università degli Studi di Padova. Giulia Menegon, avvocato, lavora a Zurigo dopo aver conseguito il Master in Psicopatologia e Neuropsicologia Forense presso l’Università degli Studi di Padova. Rino Rumiati, professore di Psicologia generale, insegna Psicologia del giudizio e della decisione nell’Università degli Studi di Padova alla Scuola Galileiana di Studi Superiori e nell’Università LUISS «Guido Carli».
- Prefazione, di Ennio Amodio
Introduzione
I. Razionalità ed emozioni nella decisione
1. Il processo come sistema di ragione
2. Una razionalità limitata
3. La decisione come atto di ragione o come atto di intuizione?
4. Parliamo di emozioni
5. Emozioni, sensazioni corporee e cognizione
6. Il peso delle emozioni sui processi decisionali
7. Una diversa immagine della mente umana
II. Emozioni e neuroscienze
1. Senza emozioni non si decide
2. Il cervello e le emozioni
3. A cosa servono le emozioni?
4. Il ruolo epistemico delle emozioni
5. Lo «stile emozionale» e gli «stili decisionali»
6. Le sei dimensioni
III. Regolazione emozionale e processo decisionale
1. Una strategia basata sull’euristica dell’affetto
2. L’umore e il ruolo dell’emozione come informazione
3. Gli effetti dell’ansia e dello stress sul decidere
4. Quando lo stress «brucia» il cervello
5. La forza delle emozioni: non solo i giudici di merito!
6. La penombra cognitiva della camera di consiglio
IV. Il giudice «psicologo ingenuo»
1. «Interpretare» le persone attorno a noi
2. Gli esseri umani psicologi ingenui
3. Psicologia ingenua e teoria della mente
4. Gli schemi mentali
5. Le prime impressioni
6. La percezione dell’altro
7. Stereotipi e pregiudizi
8. Stereotipi e aspetto fisico dell’interlocutore
9. Stereotipi e valutazione della verità
V. Limiti fisiologici e illusioni del pensiero
1. La giustizia è quello che il giudice ha mangiato a colazione?
2. Un cervello antico e uno moderno per decidere
3. Due menti al servizio del ragionamento
4. L’irresistibilità del sistema intuitivo
5. Saltare alle conclusioni
6. La voce dell’«incosciente»
7. Quando l’intuizione è efficiente
VI. I paraocchi della mente
1. Alla ricerca delle cause dell’errore giudiziario
2. Gli effetti della visione a tunnel
3. Ci illudiamo dandoci ragione
4. Del senno di poi…
5. La forza coinvolgente della visione a tunnel
6. Troppo fiduciosi nelle proprie conoscenze e abilità
7. L’influenza nella vicenda giudiziaria delle pressioni esterne
VII. Decidere per storie
1. La realtà giudiziaria come costruzione narrativa
2. Le narrazioni e i limiti del ricordo
3. La narratività come modalità del pensiero
4. Attribuire intenzioni e leggere nel pensiero
5. Il pensiero prevenuto
6. Lo storytelling nel processo penale italiano
7. La storia che si afferma per prima
8. Come le storie condizionano i giudici
9. Cosa fa di una storia una buona storia
10. Una battaglia di storie
11. L’interpretazione giuridica come narrazione
Conclusioni
Postfazione, di Francesco Mauro Iacoviello
Riferimenti bibliografici