La fine della modernità europea sembra aver lasciato orfani e incerti sia il cristianesimo sia il «logos» poetico, entrambi in cerca di un linguaggio e di un’espressione che non siano semplicemente in balia dei tempi. Caproni, Pasolini e Valesio, ognuno con il suo percorso intellettuale in poesia, non sono solo critici acuti del contemporaneo, ma interrogano, con inedita profondità, anche l’eredità culturale della fede cristiana mettendo in luce i molti movimenti di fuoriuscita del divino da quello che era stato, per secoli, il suo spazio; così assodato da essersi, oggi, quasi completamente volatilizzato. Seguendo le dinamiche letterarie del legame, complesso e irrequieto, tra la questione del linguaggio nell’opera dei tre poeti italiani e il destino incerto di un cristianesimo che ha smarrito la sua strada, si possono percepire alcune tracce di quegli esodi del divino che scorrono, impertinenti, nei territori dell’Europa odierna. Riannodare i fili di una salutare dialettica fra «logos» poetico e «logos» cristiano potrebbe rimettere in gioco le forze migliori dello spirito europeo, ormai sfibrato dalla sua riduzione naturalistica, e abbozzare l’orizzonte di un nuovo umanesimo all’altezza di quello che generò i frutti più singolari della nostra cultura.
Marcello Neri è professore incaricato di Teologia cattolica nell’Università di Flensburg (Germania), dove è co-direttore del gruppo di ricerca «Literatur und Theologie». È inoltre membro del Comitato scientifico del Centro studi «Sara Valesio» di Bologna.