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ISCRIVITI«L’industria è, e deve restare, il motore dell’economia italiana ma oggi sono evidenti i pericoli di un drastico ridimensionamento. Come reagire? Ci siamo trovati d’accordo nell’individuare i problemi ma ci siamo divisi nel delineare le soluzioni. Così di vie italiane alla politica industriale ne vengono tracciate non una ma due».
La grande recessione e il salto tecnologico in questi anni sono andati di pari passo. Per necessità e poi per virtù le imprese hanno affrontato ristrutturazioni in cui si trovano a convivere cacciavite, robot e tablet. Ma quali sono le politiche e gli strumenti che i governi e il sistema delle imprese devono adottare per rilanciare la manifattura? Un economista e un giornalista si confrontano con questa domanda e arrivano a conclusioni assai diverse. Gianfranco Viesti sostiene il rilancio di un’azione pubblica all’altezza delle sfide della globalizzazione, in grado di accrescere la dimensione delle imprese e di favorirne internazionalizzazione e innovazione. Dario Di Vico è per una politica industriale plurale in cui lo Stato diminuisca le tasse e passi l’iniziativa a banche, fondi di investimento e multinazionali.
Dario Di Vico è inviato del «Corriere della Sera», di cui è stato in passato anche vice-direttore. Si occupa prevalentemente di economia reale. Ha pubblicato da ultimo «Piccoli. La pancia del paese» (2010) e «Milano/nordest: la troppa distanza» (2012), entrambi per Marsilio. Gianfranco Viesti insegna Economia internazionale nell’Università di Bari. Tra i suoi libri «Senza cassa. Le politiche di sviluppo del Mezzogiorno dopo l’intervento straordinario» (con F. Prota, Il Mulino, 2012) e «Il Sud vive sulle spalle dell’Italia che produce. Falso!» (Laterza, 2013).