«L’alternarsi della bella alla cattiva stagione, dell’abbondanza alla carestia, della pace alla guerra, della salute alla malattia, della vita alla morte scandiva l’esistenza degli uomini, legati com’erano alle leggi della natura, sprovvisti di mezzi efficaci per contrastarla. Una natura in cui erano immersi, selvaggia su larghi spazi, dominatrice, madre e matrigna, datrice di vita e di morte, le cui ambigue volontà erano scrutate attraverso l’osservazione degli astri, delle eclissi di sole o di luna che gettavano la paura in molti»
Le credenze, i valori, i comportamenti collettivi che definiscono il complessivo atteggiarsi dell’uomo medievale nei confronti del mondo naturale, del soprannaturale, del proprio stesso corpo. Di questo racconta il libro, e di una umanità assediata da una natura ostile irta di pericoli veri e immaginari, perduta in un labirinto «gotico» di sofferenze e terrori, macerata nelle penitenze. Ma è la stessa umanità che caparbiamente resiste agli urti delle calamità e dei barbari, conquista nuovi spazi all’agricoltura, ridà vita alle città decadute, e per questa via torna a imporre la propria regola su quella naturale che, nel naufragio dell’età antica, pareva destinata a sommergere l’intera civiltà.
Vito Fumagalli (1938-1997) è autore di saggi sulla mentalità, i modi di vita, l’ambiente nel Medioevo tra i quali «La pietra viva» (1988), «Solitudo carnis» (1990), «L’alba del Medioevo» (1993), «Matilde di Canossa» (1996), «Storie di Val Padana» (2012), tutti pubblicati dal Mulino.