Agli ultimi cupi anni di Stalin, segnati da carestie e repressioni, seguì un periodo di profonde riforme culminate nel 1956 nella denuncia di Chrus°c°ev al XX congresso. L’Urss conobbe allora i suoi anni migliori che coincisero però con l’affermazione di un regime forse più «totalitario», seppure meno violento, di quello staliniano. Ma l’apparente stabilità copriva un degrado testimoniato dall’alcolismo, dal ritardo tecnologico e dall’emarginazione di parte della popolazione. Le vittorie internazionali, la risorsa del petrolio, le sconfitte occidentali permisero a questo sistema di illudersi, nel 1975, di aver vinto la guerra fredda. Pochi anni dopo, però, tutto si capovolse: il processo che nel 1991 porterà alla dissoluzione pacifica dell’Urss si era avviato.
Andrea Graziosi insegna Storia contemporanea nell’Università di Napoli «Federico II» ed è presidente della Sissco, la Società italiana per lo studio della storia contemporanea. Con il Mulino ha pubblicato «Guerra e rivoluzione in Europa 1905-1956» (2002; trad. in Russia e in Ucraina), «L’Unione Sovietica in 209 citazioni» (2006), «L’università per tutti» (2010), «L’Urss di Lenin e Stalin» (2010).