#12 | 21 aprile 2024  Cara lettrice, caro lettore,questa Macina la dedichiamo al 25 aprile.La inviamo oggi perché è il 21 aprile che Bologna, la nostra città, venne liberata. Se settantanove ...

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#12 | 21 aprile 2024
 

Cara lettrice, caro lettore,

questa Macina la dedichiamo al 25 aprile.

La inviamo oggi perché è il 21 aprile che Bologna, la nostra città, venne liberata. Se settantanove anni fa, di primo mattino, ci fossimo affacciati dalle finestre di Strada Maggiore avremmo visto sfilare il 2° Corpo Polacco dell’8a Armata Britannica, due divisioni americane, i gruppi di combattimento Legnano, Friuli e Folgore, la brigata partigiana «Maiella».

I testimoni diretti di quei giorni di svolta sono sempre meno e al ricordo si va sostituendo la memoria pubblica.

Proprio su questo è incentrato il nuovo libro dello storico Luca Baldissara, in libreria da pochi giorni nella collana Voci.

Che cosa è stato, storicamente, il 25 aprile? E quanti sono, invece, i 25 aprile della nostra memoria nazionale? Cos’è, oggi, il 25 aprile? Cosa rischiamo di perdere celebrando, in luogo della Liberazione, generiche «libertà»?

Lo abbiamo chiesto proprio a Luca Baldissara, che nei giorni scorsi è venuto a trovarci per un caffè:

Se sei a Bologna, ti aspettiamo domani, lunedì 22 aprile, alle 18 alla libreria Feltrinelli di Porta RavegnanaLuca Baldissara presenta 25 aprile insieme a Roberta Mira dell’Istituto Storico Parri e Luca Sancini de «La Repubblica».


 

Come abbiamo ricordato nella puntata #2, gli studenti bolognesi che nel 1951 fondarono la rivista «il Mulino» scelsero proprio il 25 aprile come giorno di uscita del primo numero.

D’altronde quel giorno lo avevano vissuto direttamente: avevano visto sfilare per Bologna le diverse «farine» della Resistenza, avevano in testa la pluralità politica della Liberazione, avevano assistito alla Costituente.

Nel 2011, voltandosi indietro, Luigi Pedrazzi ha riassunto così il significato che le parole «Resistenza» e «Liberazione» hanno avuto nella sua vita.

Le sua testimonianza, fatalmente personale, racconta però di un clima complessivo e restituisce il sentimento condiviso dal gruppo da cui prese vita la nostra impresa culturale.

L’articolo si intitola Da quel giorno ri-esistemmo. In questo giorno di festa ci fa piacere riproportelo:

Quando Bologna fu liberata e finivano la guerra e l’occupazione tedesca, non avevo ancora compiuto diciotto anni. Quante cose sono avvenute dopo, importanti nella mia vita; e quante pagine di storia in comune con i miei contemporanei ho sentito di vivere: grandi, bellissime o inquietanti, anche vergognose.

Non voglio mitizzare il 21 aprile 1945: e tuttavia «quel giorno» resta uno dei ricordi più intensi, qualcosa di cui mi nutro e che sono fiero di sentire vivente dentro di me.

Liberazione: la parola era già in uso, nella sigla militante dei Comitati di Liberazione Nazionale, ma l’esperienza fatta con la liberazione di Bologna, seguita in pochi giorni dalla fine di tutta la guerra, ebbe un significato esistenziale più forte e generale.

L’aggettivo «nazionale», ad esempio, sinceramente, io non lo sentivo affatto in primo piano; così come restarono per me sullo sfondo altri elementi «ideologici», preoccupazioni di parte, sociale e politica, che pure si avvertirono subito attorno a noi, con timori e odi, vendette auspicate o praticate, nel segno di una terribile continuazione, e per alcuni nella speranza illusoria di una rivoluzione imminente, o in fuorvianti paure di essa. E forse, per molti, davvero, purtroppo, proprio questi aspetti contarono e vennero a impedire o limitare il significato, l’assaporamento di quella parola giustissima e superiore: Liberazione.

Per mille motivi fortunati, presenti senza merito alcuno nella mia famiglia e nella mia piccola storia di studente (né richiamato, né rastrellato, e molto libero di studiare per mio conto), continuazione e rivoluzione non ebbero spazio nel mio vissuto, e la stessa Resistenza conseguì subito ai miei occhi la sua finalità più profonda: «Ri-esistenza», fuori dalla guerra, che finiva, e davvero sarebbe stata l’ultima, con uno spazio immenso aperto davanti a noi.

Liberazione: sentivo una coincidenza perfetta tra il nome e l’evento; una identità dinamica tra la storia intorno a noi, mentre riempivamo festanti le strade, e il compito e la vocazione da cui ci sentivamo afferrati. Nel cuore battevano umiltà e orgoglio, e un’onda di gratitudine e di propositi spingeva in alto la mente, come forse non ho sentito più con tanta pienezza e forza.

Con la Liberazione finiva uno stato di cose che era stato guerra e occupazione tedesca, insicurezza quotidiana, arbitrio e rischio, ignoranza e menzogna. Si ristabiliva un ordine, sia pure precario e approssimativo, ma accettabile perché era un inizio, e il futuro era pieno di promesse. I vincitori erano non solo i più forti ma, anche, i più giusti.
 


Buona domenica e, in anticipo, buon 25 Aprile!

 



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