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:: 14 febbraio 2021

:: Al termine di una delle crisi di governo più avvilenti della nostra storia recente, l'Italia ha un nuovo esecutivo. A lungo invocato, l'ex presidente della Banca centrale europea ha accettato l'incarico conferitogli dal presidente della Repubblica Mattarella e ha presentato la lista dei ministri.

Nei giorni che hanno preceduto la fine delle consultazioni e la definizione dei diversi dicasteri si è discusso delle debolezze della politica e del potere taumaturgico dei governi tecnici, spesso accompagnando tali discussioni con molti sospiri di sollievo (era in arrivo il «governo dei migliori». Se, da un lato, tutta questa vicenda ci ricorda ancora una volta i rischi per il nostro impianto democratico, dall'altro ci invita a contare sulle competenze e le capacità di alcuni ministri in particolare, per sciogliere i nodi che ci separano dalla definizione di un piano di sviluppo che, grazie alle ingenti risorse messe in campo dall'Unione europea, possano consentirci di uscire dalla crisi sanitaria e dalle sue drammatiche conseguenze, economiche e sociali.

Al di là delle differenti interpretazioni che si possono dare dell'attuale momento politico, o sapremo gestire questa fase con intelligenza e concordia o rischiamo di trovarci un Paese in macerie – politiche, economiche, sociali e anche culturali.

:: In attesa di conoscere le linee programmatiche dell'azione di governo, ci sembra utile riprendere alcuni dei punti chiave su cui, auspicabilmente, il nuovo esecutivo dovrà mettersi alla prova, restando in equilibrio tra il potere di veto nelle mani delle forze politiche che lo sostengono e il coraggio di agire anche contro gli interessi consolidati che questa straordinaria emergenza impone.

Dalla scuola, affrontando i nodi dell'emergenza educativa, aggravati dall'emergenza sanitaria, per salvare il futuro dei nostri studenti e recuperare al più presto i ritardi accumulati da alcune fasce di giovani in particolare; all'economia e alla necessità di indirizzare in maniera innovativa e coerente con i piani di sviluppo messi a punto in seno all’Unione europea gli investimenti, ripensando le competenze della tecnica al servizio della politica in rapporto agli appetiti della politica. Non senza abbandonare quell’idea di crescita economica che è stata a lungo svincolata da quella di sostenibilità ambientale, sia rispetto allo sfruttamento delle risorse sia rispetto agli impatti che le attività umane producono sugli ecosistemi.

Gli impegni sul fronte interno non devono mettere in secondo piano i tanti fronti aperti in materia di politica estera, in attesa di conoscere chi affiancherà uno dei nove ministri confermati dal governo precedente, di cui però solo tre non cambiando incarico.

Tutto questo, ovviamente, dovrà contare su una politica sanitaria capace sia di agire nel miglior modo possibile nelle condizioni presenti – di incertezza ma anche di attesa rispetto agli effetti del piano di vaccinazione – sia di rivedere al più presto il modello che ha portato a indebolire progressivamente il nostro sistema sanitario nazionale.


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