«Consiglio a tutti gli europei di leggere il libro. In esso c’è l’inizio della loro storia contemporanea, tutta la complessità della nascita delle dittature in Europa». Sono le parole di Boris Pahor, scrittore di fama mondiale e ultimo testimone dell’incendio che nell’estate del 1920 distrusse l’edificio simbolo dell’emancipazione politico-economica della comunità slovena di Trieste. Inaugurato nel 1904 e incendiato dagli squadristi il 13 luglio 1920, il Narodni dom è rimasto un reperto storico scomodo anche nell’Italia del dopo regime. Esempio della contrapposizione fra nazionalità nell’ultima parte dell’Impero austroungarico, il palazzo fu oggetto precoce della repressione fascista di sloveni e croati nei territori orientali acquisiti dopo la Grande guerra. Nel secondo dopoguerra l’interesse per la storia del Narodni dom è stato prevalentemente motivato – e pertanto inquinato – da polemiche e umori locali. Traendo spunto dal centenario dell’incendio, questo libro, che si avvale sia di una folta messe di documenti archivistici internazionali, sia di racconti e testimonianze di persone comuni, pone per la prima volta l’episodio come un perno attorno al quale vertono le dinamiche che hanno contraddistinto la storia di Trieste, dell’alto Adriatico e dell’Europa in generale nel Ventesimo secolo, fino a oggi.
Borut Klabjan è professore presso l’Istituto di studi storici del Centro di ricerche scientifiche di Capodistria. Gorazd Bajc è professore ordinario presso il Dipartimento di storia della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Maribor.
- Sigle e abbreviazioni
- Introduzione
- I. Il prima. Dalla «città senza storia» alla Grande guerra
- Lo sviluppo di Trieste e degli sloveni triestini dal Settecento in poi.
- Agli albori del Narodni dom.
- La costruzione del Narodni dom.
- La lotta per lo spazio pubblico.
- Una casa comune per gli slavi di Trieste?
- II. Lo spazio conteso nella Trieste asbu
- III. La fine della Prima guerra mondiale
- La finis Austriae a Trieste.
- Il quadro internazionale, ovvero come e perché si arrivò all’occupazione italiana.
- IV. Il biennio di fuoco: 1918-1920
- L’occupazione italiana: caos e misure repressive.
- Gli sloveni e il Narodni dom sotto sorveglianza.
- La prova generale: le violenze dell’agosto 1919.
- L’incidente di Spalato.
- Tempismo perfetto: la propaganda «antislava» alla vigilia dei fatti di luglio.
- Il 13 luglio 1920: l’incendio e altre devastazioni.
- Com’è potuto succedere? Le contraddizioni delle autorità.
- Le reazioni degli sloveni.
- Una disputa impari tra Roma e Belgrado.
- Le scomode versioni delle rappresentanze consolari a Trieste.
- Déjà-vu: altri incendi e violenze in Istria, a Fiume e a Zara.
- Cresce la slavofobia.
- La «minaccia slava» e il presunto deposito di armi al Narodni dom.
- Venti di guerra e tentativi di sabotaggio dei colloqui italo-jugoslavi.
- Testimoni oculari.
- Come insabbiare le responsabilità.
- V. Il dopo: altre violenze e questioni mai risolte, 1921-1945
- La deriva violenta tra nuovi incendi di sedi slovene e mondo operaio.
- Rendere il Narodni dom invisibile: la metamorfosi dell’immaginario urbano di Trieste.
- Il Ventennio nero.
- I risarcimenti e le disavventure di Franc Strah.
- Un cambio di passo nei rapporti di forza: l’intermezzo della Seconda guerra mondiale.
- VI. Devonshire house: gli anglo-americani e il Narodni dom, 1945-1954
- Anche con il Governo militare alleato il centro di Trieste rimane off limits.
- Verso il Memorandum di Londra del 1954: gli anglo-americani e le case di cultura.
- Le stime dei danni subiti durante il fascismo.
- VII. Dal 1954 alla restituzione del Narodni dom alla comunità slovena
- La «normalizzazione».
- Il percorso a ostacoli verso la legge di tutela della minoranza slovena.
- Verso il 13 luglio 2020: la restituzione del Narodni dom alla comunità slovena.
- VIII. «Che il diavolo se li porti»: le memorie del Narodni dom
- Note
- Indice dei nomi