«Sono molti e diversi gli aspetti che le stanno a cuore della propria esistenza e che Tina racconta in questo libro, tanto più interessanti perché costituiscono il bilancio di un destino femminile in un’epoca storica difficile e pericolosa, e perché questo destino femminile appartiene a una donna costretta a mitigare, a frenare il proprio temperamento giocoso dentro una pesantezza dell’essere e dei tempi che non le somigliava»
Sandra Petrignani
Intelligente, vera, rivendicativa, a momenti antipatica, è Tina Pizzardo, il più seducente e misterioso fantasma della mitologia amorosa di Cesare Pavese. Non sono però le pagine dedicate a Pavese il centro d’interesse di questo libro di memorie quanto il complessivo autoritratto che ne emerge. L’immagine, anch’essa a suo modo letteraria, di una ragazza che sembra ubbidire soltanto alla sua libertà intellettuale e al suo impulso vitalistico. Un vero personaggio degno della leggenda che tanto la infastidiva.
Tina Pizzardo (1903-1989), laureata in matematica, iscritta al partito comunista, nel 1927 è condannata a un anno di carcere per il suo impegno politico. Durante il Ventennio vive di lezioni private e altre occupazioni precarie. Frattanto lascia il partito e si avvicina a Giustizia e Libertà. Nel 1936 si sposa con Henek Rieser. Dopo il 1943 aderisce al movimento federalista e al Partito d’azione, per il quale sarà anche candidata alle prime elezioni politiche del dopoguerra. Fu amica e confidente di personaggi cardine del Novecento, come Altiero Spinelli e Cesare Pavese. Ma prima di tutto fu una donna libera.