Vuoi accedere con un tuo account social?
Non hai ancora un account?
ISCRIVITIRicostruire la fiducia tra magistrati, politici e cittadini. Circuiti di potere chiusi in sé stessi finiscono per diventare tecnocrazie autoreferenziali che corrodono la democrazia.
Ordinamento giuridico e politico confinano: all’arretramento dell’uno corrisponde l’avanzamento dell’altro. La stagione di Mani pulite e delle stragi di Palermo segna l’apice di uno squilibrio tra giustizia e politica i cui antecedenti erano ravvisabili già in precedenza e che vengono ripercorsi nel dialogo tra un osservatore di lungo corso della politica e un protagonista della magistratura prima e della politica poi. Nella crisi susseguitasi a quella destabilizzazione la dimensione del potere ha prevaricato quella del servizio. L’intreccio tra regole confuse, prassi arbitrarie, apatie professionali e insipienze politiche ha generato un inaccettabile disordine normativo che oggi fa barcollare il sistema giudiziario, rendendolo privo di legittimazione. Da qui la necessità di una ricomposizione su cui gli autori, ragionando con ampiezza di scenario, avanzano le proposte necessarie.
Luciano Violante, già professore di Diritto e procedura penale, magistrato e parlamentare, presidente della Commissione antimafia (1992-1994) e presidente della Camera dei deputati (1996-2001), dal 2019 è presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine. Fra i suoi libri più recenti, «Il dovere di avere doveri» (2014), «Democrazie senza memoria» (2017), pubblicati da Einaudi, e «Colpire per primi. La lotta alla mafia spiegata ai giovani» (Solferino, 2019). Con il Mulino ha pubblicato «Giustizia e mito» (con M. Cartabia, 2018) e «Insegna Creonte» (2021). Stefano Folli è editorialista e commentatore politico per «la Repubblica». Dal 2003 al 2004 è stato direttore del «Corriere della Sera» e fino al 2014 editorialista de «Il Sole-24 ore».