«Dee formose, Venere, Giunone, curve che il mondo ammira»
James Joyce
Eterno mito della bellezza e della seduzione, Venere ha sempre avvinto artisti, scrittori e viaggiatori di talento sin da quando, in epoca umanistica, hanno riscoperto, e poi a loro modo riproposto, le antiche effigi della dea. Tuttavia non è stata tanto la percezione della bellezza ideale, unita alla suggestione dell’antico, a incantare il viaggiatore, quanto una sorta di sindrome di Pigmalione, ovverosia il desiderio istintivo di suscitare una qualche animazione in quelle forme marmoree. Poi, con il tramonto dei canoni della classicità, allorché il nudo venne avvolto nelle spire del pudore, la dea dell’amore fu costretta a una dolente, malevola, metamorfosi. All’esemplare icona della seduzione non restò che trasmigrare nelle forme impalpabili e inquiete della scrittura. Combinando cronache, testimonianze, opere, Attilio Brilli ci accompagna in un coinvolgente viaggio sulle tracce della bellezza perduta e ritrovata.
Attilio Brilli è fra i massimi esperti di letteratura di viaggio e i suoi libri sono tradotti in varie lingue. Fra le sue numerose pubblicazioni con il Mulino segnaliamo: «Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori di oggi» (nuova ed. 2019), «Il grande racconto dei viaggi d’esplorazione, di conquista e d’avventura» (2015), «Il grande racconto delle città italiane» (2016), «Gli ultimi viaggiatori nell’Italia del Novecento» (2018) e «Le viaggiatrici del Grand Tour. Storie, amori, avventure» (con Simonetta Neri, 2020).