«Non sempre il trapasso dall’essere al sapere ha luogo, e magari non è neanche una rovina, giacché il mondo può funzionare, nella maggior parte dei casi, in assenza di pensiero e in balìa di supercazzole»
Perché ci sono così tanti bicorni e nessun unicorno, se un corno è più semplice di due? Heidegger raccomandava ai suoi uditori di accostarsi a quella immensa e candida supercazzola che è lo Zarathustra con la stessa dedizione e pensosità riservata ai trattati aristotelici. Ferraris avanza analoga richiesta per unicorni, bicorni, ornitorinchi, e per la supercazzola vera e propria, quella di Tognazzi in Amici miei. Margini o briciole di filosofia, queste entità minori riservano più scoperte che Essere, Nulla e Divenire.
Maurizio Ferraris insegna Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove è presidente del Laboratorio di Ontologia (LabOnt) e vicerettore alla ricerca in area umanistica. Internazionalmente noto per i suoi studi, ha pubblicato oltre cinquanta libri. Per il Mulino, tra l’altro, «L’imbecillità è una cosa seria» (2016) e «Postverità e altri enigmi» (2017).