«Dove andate? Le linee sono rotte; gli austriaci hanno preso Caporetto e ci hanno portato via i cannoni: non andate su perché non v’è da far niente»
Il 24 ottobre 1917, cento anni fa, truppe austroungariche e tedesche travolgevano le malpreparate trincee italiane sul Carso fra Plezzo e Tolmino, attorno a Caporetto. L’attacco portò alla conquista austriaca di tutto il Friuli, minacciando addirittura la pianura padana. Il fronte italo-austriaco precipitò sino al Piave e il rischio per l’Italia liberale fu enorme. Il comandante supremo Luigi Cadorna gettò invece la responsabilità sulle truppe, accusandole di aver ceduto, e su quelli che considerava gli avversari interni della guerra: socialisti, cattolici, liberali neutralisti. Nacque la paura che Caporetto fosse stata uno sciopero militare, quasi una rivolta. Qualcuno si apprestava in Italia a «fare come in Russia»? Disfatta militare o campanello d’allarme politico? Il libro ricostruisce lo scontro militare e politico giocato attorno a Caporetto e rilegge le spiegazioni che ne sono state date, da allora sino ad oggi.
Vincitore del Premio Minturnae 2019-sezione storia
Nicola Labanca insegna Storia contemporanea all’Università di Siena. È presidente del Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-militari. Per il Mulino ha pubblicato «Oltremare» (nuova ed. 2007), «La guerra italiana per la Libia» (2012), «La guerra d’Etiopia» (2015), «Una guerra per l’impero» (nuova ed. 2015); ha inoltre curato «I bombardamenti aerei sull’Italia» (2012) e «La guerra italo-austriaca» (con O. Überegger, 2014).