L’escursionista che voglia inerpicarsi per il Col di Lana attraversa anonimi pendii erbosi interrotti da qualche bosco senza nulla di notevole per trovarsi improvvisamente, oltrepassati i 2.000 metri, nel mezzo di un paesaggio lunare… solo a quel punto, forse, si rende conto di camminare tra i resti di un campo di battaglia.
Raramente una guerra ha lasciato tracce tanto indelebili come il primo conflitto mondiale in Italia. Non solo nelle città, bombardate, occupate, a volte completamente distrutte e ricostruite poi dalle fondamenta, ma anche nel paesaggio, piegato alle esigenze belliche e spesso sconvolto. Senza dimenticare opere d’arte o edifici storici, a volte persi per sempre, a volte solo feriti e recuperati, come il duomo di Padova, la chiesa degli Scalzi di Venezia, la gipsoteca di Possagno.
Marco Mondini è ricercatore nell’Istituto storico italo-germanico di Trento e insegna Storia militare nell’Università di Padova. Tra i suoi libri: «La politica delle armi. Il ruolo dell’esercito nell’avvento del fascismo» (Laterza, 2006), «Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero» (Laterza, 2008), «La guerra italiana» (Il Mulino, 2014).