Il problema fondamentale per la vita nostra e dei nostri figli è se l’Occidente conserva ancora il potenziale rivoluzionario che ha caratterizzato la sua storia nell’ultimo millennio.
L’Occidente è nato e cresciuto come rivoluzione permanente, cioè come capacità nel corso dei secoli di progettare una società alternativa rispetto a quella presente. Una caratteristica che ha permesso all’Europa, dal Medioevo in poi, di formarsi, espandersi, affermare la propria egemonia. Se ora assistiamo a un innegabile declino dell’Europa, ciò accade non per mere dinamiche economiche, ma fondamentalmente proprio per l’incapacità di immaginare un nuovo patto politico che faccia fronte alle nuove insicurezze che dominano l’età della globalizzazione.
Paolo Prodi è professore emerito dell’Università di Bologna. I suoi libri principali, tutti pubblicati col Mulino, sono «Il sovrano pontefice» (1982), «Il sacramento del potere» (1992), «Una storia della giustizia» (2000), «Settimo non rubare» (2009); dal 2012 sono usciti cinque volumi di saggi, l’ultimo è «Arte e pietà nella Chiesa tridentina» (2014).