Un approccio algoritmico alla vita aiuta a sopravvivere nelle isole deserte, favorisce i rapporti con le suocere e assicura molti altri vantaggi.
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Algoritmo è una strana parola. Un poeta che le dedicasse un sonetto si troverebbe a combinarla nei suoi versi con ritmo, bioritmo, monoritmo o logaritmo. Ma gli algoritmi si usano al computer e tanto basta ad accreditarli. Il termine equivale a procedura o programma, e indica una serie di istruzioni per trovare soluzione a un dato problema. Gli algoritmi ci accompagnano sin dagli albori della civiltà, assistendoci nelle questioni piccole e grandi dell’esistenza e confermandosi utilissimi nell’era digitale. Possono fallire, ma persino le loro goffaggini riescono provvidenziali e contribuiscono sorprendentemente al nostro benessere.
Carlo Toffalori è professore ordinario di Logica matematica nell’Università di Camerino. È presidente dell’Associazione Italiana di Logica e sue Applicazioni. Tra i suoi libri «Matematica, miracoli e paradossi» (con S. Leonesi, Bruno Mondadori, 2007), «Il matematico in giallo» (Guanda, 2008), «L’aritmetica di Cupido» (Guanda, 2011), «Numeri in giallo» (Mimesis, 2012) e «L’arte di uccidere i draghi: le vie matematiche della morale» (I libri del Pristem, 2013).