Il libro disegna una storia degli avvocati nella Toscana della Restaurazione, intrecciando le fonti archivistiche, legislative e giurisprudenziali, la produzione specifica dell'attività professionale e scientifica, gli interventi su riviste come l'"Antologia" e "La Temi", gli scritti di Collini, Giusti, Paolini, Forti, Carmignani, Montanelli, Salvagnoli, Guerrazzi, Panattoni, Corsi, Mari, Carrara. Tra i temi affrontati, l'assetto dell'Ordine, tra potere politico, magistratura e società; l'aspirazione per una solida fondazione scientifica di una professione che si voleva al tempo stesso eminentemente pratica; il ruolo dei difensori nel processo e nelle "cause celebri", con l'apporto del garantismo. Si mette così in luce come, in uno Stato della Restaurazione privo di "pubblico", l'eloquenza forense assunse il ruolo di parola civile, per portarsi dalle aule di giustizia nel "tribunale della pubblica opinione". Nella tensione costituzionale degli avvocati "liberali", nella loro richiesta di rappresentanza politica, risalta la volontà della "avvocatura toscana" di assumere un ruolo decisivo nella diffusione delle idee progressive nel giovane Regno d'Italia.
Floriana Colao insegna Storia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Siena. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo "La libertà d'insegnamento e l'autonomia nell'Università liberale" (Giuffrè, 1995) e "Progetti di codificazione civile nella Toscana della Restaurazione" (Monduzzi, 1999).