Vuoi accedere con un tuo account social?
Non hai ancora un account?
ISCRIVITINon c'è paese al mondo che susciti sentimenti così contrastanti come gli Stati Uniti d'America. Ciò avviene da tempo, ma oggi in modo particolare. La ragione è semplice: con la fine della guerra fredda, l'America è rimasta l'unica grande potenza nel mondo. Anzi, è diventata una vera e propria iperpotenza, senza apparenti confini nell'esercizio del suo potere. Da quel potere dipende in buona parte il destino del mondo. E quindi anche il nostro. Il volume illustra le più diffuse critiche alla democrazia americana (e cioè che è plebiscitaria, senza elettori, favorevole ai ricchi e imperiale) mostrando come esse non colpiscano il segno. Tuttavia, se i vizi della democrazia americana sono minori (e diversi) rispetto a quelli denunciati, essa non è neppure un catalogo di virtù, come i suoi apologeti vorrebbero far credere. Fondata su contraddizioni più che su coerenze, l'America non può essere interpretata come un modello, tanto meno come un'ideologia. Ma semmai come un metodo. Sgomberando il campo da luoghi comuni, certezze infondate, pregiudizi di segno opposto ma di uguale intensità, il volume mette in luce pregi e difetti dell'esperienza democratica americana. Poiché nessuno può sottrarsi all'influenza dell'iperpotenza, sarà utile conoscere sia gli uni che gli altri.
Sergio Fabbrini è professore di Scienza politica presso l'Università degli Studi di Trento, dove coordina il Dottorato multidisciplinare in International Studies. E' direttore della "Rivista Italiana di Scienza Politica". E' Recurrent Professor di Comparative e American Politics presso la University of California di Berkeley. Tra i suoi libri più recenti: "Federalism and Democracy in the European Union and the United States. Exploring Postnational Governance" (a cura di, London, Routledge, 2005).