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ISCRIVITINulla fa indignare più dell'ingiustizia.
Una multa immeritata, un verdetto fazioso, un'imposizione arrogante, un diritto non riconosciuto: nulla ci fa indignare più dell'ingiustizia. Si tratta di una reazione istintiva o dell'effetto dell'influenza sociale? Che cosa fa sì che il sentimento della giustizia sia così radicato in noi? Tutt'altro che astratti, i temi della giustizia e dell'equità sono destinati ad assumere un ruolo cruciale nelle attuali società democratiche del post-benessere, società in cui, raggiunto lo sviluppo, il consenso si concentra sulla distribuzione dei beni. Dal mondo del lavoro a quello del welfare, si fa strada una pressante richiesta di non-esclusione, di non-discriminazione. Anche nell'ambito delle relazioni fra gli stati, si assiste alla domanda di una nuova politica internazionale condotta in nome della giustizia, che arriva ad ammettere il diritto di ingerenza per "sanare" palesi violazioni. Boudon mette in evidenza le origini e i punti di forza individuali dei sentimenti di giustizia: non si può infatti comprenderne la valenza collettiva senza averne colto appieno l'origine individuale.
Raymond Boudon insegna Sociologia alla Sorbona di Parigi ed è direttore dell'Institut de Sciences Appliquées. Tra le sue opere tradotte dal Mulino: "Il posto del disordine" (1985), "Metodologia della ricerca sociologica" (nuova ed. 2002), "Trattato di sociologia" (1997), "Il vero e il giusto" (1997), "Il senso dei valori" (2000), "A lezione dai classici" (2002).