Valerio Onida, il ricordo di Marta Cartabia


di

Valerio Onida – professore, avvocato, giudice e poi presidente della Corte costituzionale, primo presidente della Scuola superiore della magistratura e tanto altro, ma anzitutto un maestro.

Un maestro dal pensiero non convenzionale, all’avanguardia, aperto, pronto a misurarsi con le sfide della storia, creativo, audace. Un maestro dallo stile insieme deciso e mite, autorevole e semplice.

La giustizia costituzionale, l’integrazione europea, la dimensione internazionale dei diritti umani, il carcere, la giustizia riparativa sono alcune delle direzioni del suo variegato impegno didattico e civile, verso cui anche io ho avuto il privilegio di volgere i miei passi. Ma i suoi interessi spaziavano in ogni direzione: le autonomie e il regionalismo, la prassi delle istituzioni politiche, il diritto dell’ambiente, i referendum, la finanza pubblica, la cittadinanza, l’immigrazione. Non c’è stato settore del diritto pubblico in cui non ci abbia lasciato il suo contributo.

Per lui il lavoro accademico non era mai fine a se stesso. La raffinatissima riflessione scientifica e la cura nella formazione dei giovani – sia nell’università sia nella scuola della magistratura, che così fortemente volle e riuscì a realizzare, sia nelle scuole – si sono sempre accompagnati ad un ardente impegno civico.

Ai suoi numerosissimi allievi – e allieve, tante allieve - ha insegnato a lavorare sodo con gli studi e con l’insegnamento, senza mai sottrarsi all’impegno nelle istituzioni e nel dibattito pubblico, con un unico scopo: diffondere e difendere i valori della Costituzione. Lo faceva con ogni mezzo: dalla partecipazione appassionata ai dibattiti pubblici attraverso i mezzi di informazione fino agli interventi nelle scuole, di ogni ordine e grado. Teneva moltissimo a che i giovanissimi potessero conoscere e comprendere il valore della Costituzione perché sapeva che la Costituzione è cosa viva: è nata dalla vita di un popolo e vive nella vita di un popolo.

Era un docente appassionato. Per lui la didattica era una questione seria. In un tempo in cui tutti insegnavano ex cathedra, lui sperimentava nuove modalità di insegnamento, dialogate, partecipate, coinvolgenti. Modalità che avrei poi visto – alcuni anni più tardi – nelle università anglosassoni. Discussioni serrate da pari a pari, al di là degli status accademici, ascoltando e argomentando infaticabile, prendendo tutti sul serio, secondo una modalità che avrei poi ritrovato nella rivista Quaderni costituzionali, che Onida contribuì a fondare nel 1981, assieme ad Amato, Barbera, Cheli, Elia, Manzella, Paladin e Zagrebelsky e che oggi ho l’onore di dirigere con Andrea Pugiotto. Una rivista che bene riflette il suo spirito di costituzionalista: attento alla storia, rigoroso nell’impostazione teorica, aperta al confronto con altre esperienze e al contesto europeo e internazionale; ma soprattutto sempre disponibile alle sollecitazioni provenienti dal dibattito pubblico e della evoluzione della vita politica – in senso alto – del nostro presente.

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